Quando
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19/08/2011
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Km percorsi
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344
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Itinerario
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Santa Iona – Pescina – Cocullo – Anversa degli Abruzzi – Sulmona – SS17 (dir. Roccaraso) – Pietransieri – Ateleta – Castel del Giudice – Capracotta – Vastogirardi – Bivio Staffoli – Carovilli – Pietrabbondante – Chiauci – Isernia – SS17 (dir. Rionero Sannitico) – Alfedena –Barrea – Opi – Pescasseroli – Gioia dei Marsi – Pescina – Santa Iona.
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Note enogastronomiche
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Ristorante “La grande Quercia” - c.da Fontecurelli
Carovilli (Isernia) |
Sono le 08.30 e siamo nuovamente in viaggio alla volta del Molise. Una terra che ci ha estremamente affascinati, il cui richiamo è talmente forte da portarci ad esplorarla ancora una volta alla distanza di soli due giorni. Questa volta però il Monster di Daniele non è con noi, dopo aver dato qualche segno di stanchezza l’uscita scorsa, è in casa ad aspettare di essere riportato a Roma. Siamo in due a viaggiare sulla nostra R1100, per questo cercheremo di rimediare alla scomodità e alla poca maneggevolezza della tedesca affrontando il viaggio con tranquillità, intenzionati a godere più dei paesaggi che della strada.
Rifornimento a Pescina, si prosegue per Cocullo, Anversa degli Abruzzi, Sulmona, da dove prendiamo la SS 17 in direzione Roccaraso. Usciamo dalla statale per Pietransieri: piccolo centro montano nel cuore del comprensorio della Comunità Montana Alto Sangro e altopiano delle Cinquemiglia – di cui è il centro abitato più alto (1.359 metri s.l.m.), la tranquillità del posto ci invita subito ad una breve sosta caffè. Rifocillati, continuiamo per Ateleta, qualche km ancora e siamo nuovamente in Molise: passato Castel del Giudice, ci dirigiamo verso Capracotta.
Condimeteo avverse ci avevano impedito di raggiungere il paese delle bufere: Capracotta infatti, con i suoi 1421 m s.l.m., rappresenta, dopo Rocca di Cambio, il comune più alto dell’Appennino. In inverno non è difficile imbattersi in bufere di neve, specialmente nei mesi di gennaio e febbraio. Il manto nevoso può facilmente superare i due metri e talvolta raggiungere i 3 metri. Una lunga e tortuosa salita mette a dura prova la nostra moto, che emana calore in modo preoccupante. Senza contare le condizioni dell'asfalto, a dir poco pessime...
Giunti nel paese, troviamo un’atmosfera abbastanza animata e vivace, dovuta alla presenza di persone in villeggiatura, e questo toglie un po’ del fascino che avevamo immaginato. Cerchiamo un belvedere dal quale poter godere del panorama mozzafiato, ma purtroppo ci siamo fermati nel posto sbagliato e troviamo solo un piccolo anfratto da cui poter scattare qualche foto attraverso una rete metallica. Tuttavia, il risultato non è affatto male...
Ci rimettiamo in marcia, e continuiamo la nostra avventura in questa regione quasi dimenticata, ma così affascinante. Due giorni fa pensavamo che parte del fascino di cui eravamo stati vittime fosse dovuta al cielo grigio che faceva da cornice al paesaggio. Oggi il sole splende ferocemente, il caldo è quasi insopportabile, eppure restiamo nuovamente ammaliati dalla natura e dalla quiete di questi luoghi. Capracotta è alle nostre spalle ormai, davanti a noi si staglia un impianto eolico di grandi proporzioni. La strada è deserta, non passa quasi nessuno. Sembra quasi di sentire il rumore delle pale che tagliano l’aria con violenza. Forse troppe pale, ci chiediamo. Alcune installate al riparo dal vento. Ci figuriamo quale possa essere la storia di questo impianto. Storia già viste di un’Italia marcia. Indagheremo.
L'impianto eolico nei pressi di Capracotta |
Viaggiamo in modalità passeggio alla volta di Vastogirardi, dove ci fermiamo. L’atmosfera è molto diversa da Capracotta, il paese è silenzioso, qualche paesano ci guarda incuriosito, goffi nelle nostre tute. Qualche foto, ed è già ora di pranzo. Decidiamo di muoverci e di trovare un posto per mangiare.
Vastogirardi - prospettiva da un belvedere |
Passiamo per Bivio Staffoli, una moltitudine di auto nei pressi di un grande maneggio. Due ragazze motocicliste catturano la nostra attenzione, stanno ripartendo da un ristorante. Andiamo avanti, e siamo a Carovilli. Cerchiamo un locale in paese, ma niente di interessante. Un’indicazione per un agriturismo dal nome “La grande quercia” sembra ispirare fiducia. Uscendo dal paese, lo troviamo in direzione Cerreto. Troviamo l’agriturismo, una piccola struttura con qualche camera per gli ospiti ed un ristorantino. Un posto favoloso, vista su una piccola valle, piccoli tavoli all’aperto, una grande quercia da cui il posto prende il nome. Delle foto d’inverno appese alle pareti fanno viaggiare il pensiero. Dobbiamo tornare, quando c’è neve. Tanta. Pasto ottimo, a parte il calore micidiale di una carne deliziosa servita su una pietra lavica fumante.
Ancora un'immagine del casale... |
Dopo una piccola siesta ci rimettiamo in marcia, e, nonostante il caldo, ci addentriamo ancora di più nel Molise. Sosta a Pietrabbondante, paese a 1027 m s.l.m. incastonato fra enormi massi detti "Morge" ai piedi del monte Caraceno (1250 m s.l.m.).
Martina, la BMW e la grande pietra |
Ripartiamo alla volta di Chiauci. Le strade continuano ad essere vuote, i paesi deserti. La strada principale del paese è stata goliardicamente occupata da un gruppo di abitanti impegnati in una partita a carte. Passiamo, scattiamo una foto al volo, ci salutano sorridenti.
Un gruppo di bontemponi che giocano a carte seduti nel bel mezzo della strada principale del paese di Chiauci |
Appena fuori dal paese incontriamo la diga sul Trigno che sta creando un lago artificiale di grandi dimensioni. Il livello dell’acqua sta salendo gradualmente, ma ancora c’è tempo perché raggiunga l’altezza prevista. Restiamo affascinati a fotografare quest’opera monumentale.
L'affascinante diga sul Trigno |
Percorriamo un piccolo pezzo della SS 650 verso Nord, per poi tornare dietro diretti ad Isernia. Sosta in città per un rifornimento, riprendiamo la SS 17 nuova verso Forlì del Sannio, Rionero Sannitico, e rientriamo in Abruzzo passando per Alfedena, Barrea, Opi (dove sostiamo per una pausa rifocillatrice), Pescasseroli, Gioia dei Marsi, pieni delle emozioni vissute durante la giornata. A Pescina rivedo dopo qualche anno la mia amica Marianna, un breve saluto, ma pieno di intensità, che fornisce un’ulteriore nota positiva al nostro rientro.
Sono le 20.30, solo ora rientriamo a casa. Ripercorro con la mente la strada percorsa, le persone incontrate, i paesaggi, cercando di trattenere ogni ricordo, ogni emozione, con avidità.
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